martedì 6 novembre 2012

YIMBY

"Ecco adesso inizia coi termini anglofoni, che rabbia..."

Purtroppo sì, lo ammetto. Il titolo del post parte dal termine inglese NIMBY, che anzi più che termine è l'acronimo delle parole "Not in my back yard", ovvero, traducendo volgarmente, "Non nel giardino di casa mia".

Vi viene in mente qualcosa? Spesso si legge o si sente questo termine con riferimento alla mentalità di chi, al problema x, risponde sostanzialmente "non è un mio problema" o "fai come ti pare ma da un'altra parte". Il termine, per fare un esempio pratico, si riscontra in quei casi di realizzazione di iniziative malviste dalla collettività, magari a due metri da casa propria (l'autostrada, la pala eolica, l'inceneritore, la discarica, la centrale nucleare).


Senza voler entrare in un dibattito del tipo "nucleare sì, nucleare no", non è questa la sede (anche se potremmo tornarci in futuro), il titolo del post è una provocazione a tanti, tanti, tanti interventi che leggo e sento dai "giovani" e dai meno giovani, sul tema "Italia" e, specificamente, "Roma". Qui si sta male, non funziona nulla, non c'è futuro, non c'è speranza, emigriamo tutti, e così via.

Sono sicuramente d'accordo sul fatto che la situazione è quella che è e la conosciamo tutti, non starò qui a rifare discorsi triti e ritriti anche perchè non ho intenzione di annoiare la platea. Voglio solo esprimere il mio punto di vista, anche sulla base di quella che è stata la mia esperienza personale. Anche io per un periodo mi sono fatto vincere dallo sconforto e ho seguito per un po' la corrente secondo cui l'erba del vicino è sempre più verde. Ma poi mi sono fermato un secondo a riflettere, e uscito dal flusso della marea impetuosa che trascina i nostri sogni e i nostri cuori verso qualche ipotetico paradiso caraibico, ho messo in fila i pensieri.

Io penso che il cambiamento debba partire da noi. Da ognuno di noi. Specie se giovani. Trovo che troppo spesso si abbia un atteggiamento attendista, che si aspetti un po' la manna dal cielo, che "qualcuno" risolva il problema creato da "qualcun altro". Stando ai sondaggi, l'Italiano è convinto che il male dell'Italia siano...gli Italiani. Ma "gli altri" Italiani, non l'interpellato! Vittima probabilmente di un raggiro cosmico fantozziano che individua in lui la vittima sacrificale di tutte le vessazioni umanamente immaginabili. Roma in questo senso, lo sappiamo, è emblematica...la culla della civiltà, la Roma ladrona, ma anche la Roma NIMBY.

Inoltre, nell'oceano di lamentele ed insoddisfazioni, mi sembra di percepire quasi un crogiolarsi, come il compiacersi dell'amante non corrisposto nel suo atteggiamento romantico-pessimista: "io sono tanto sfortunato, me misero, me tapino". E giù a trovare capri espiatori e sentenziare massime e soluzioni (o critiche) grossolano-populiste.

Ripeto, io penso che IL CAMBIAMENTO DEBBA PARTIRE DA NOI!

Non si può attendere sempre che il prossimo governo, il prossimo sindaco, il prossimo organo istituzionale, a mò di Fata Turchina, prenda una bacchetta magica e sistemi le cose. Perchè non funziona così. O almeno non solo. Se non c'è partecipazione interiore, se non c'è adesione, se non c'è senso civico, non può funzionare. Si chiama Res Publica anche e soprattutto per questo. Non può avere sempre ragione il romanissimo Marchese del Grillo, "perchè io so' io, e voi..."! Non si può sempre affrontare tutto in maniera egoistica, io ho tanti problemi, piove governo ladro, non mi disturbate, non compro nulla, non mi interessa, andate da un'altra parte, fate come vi pare basta che NIMBY!!!

Se buttiamo una cartaccia per terra anzichè nel cestino, siamo complici e colpevoli, tanto quanto il Fiorito di turno, dell'imbruttimento del nostro paese e della nostra città!!!

E questo vale in tanti campi: siamo circondati da prepotenza, furbizia, evasione, noncuranza, lassismo...tutti, chi più chi meno, ci si barcamena così. Ma come pensiamo di poter cambiare le cose, se siamo i primi "incivili"? Solo con il buon esempio potremo fare come dice Severgnini al punto 5 qui "L'Italia non cambierà finché migliaia di voi, italiani di domani, non verranno da migliaia di noi - i vostri padri e le vostre madri, i vostri datori di lavoro, i vostri superiori - a dire: «Così non si fa»"

Insommma, la parola d'ordine è proattività, è darsi da fare, è YIMBY, Yes in my back yard. Noi, in questo blog, vogliamo essere YIMBY.

Finisco qui il post e lascio la parola ai vostri commenti. Seguirà su questo specifico tema il contributo di un caro amico, professore, scrittore, e filosofo a tempo perso (ma neanche tanto) come il sottoscritto.

g

1 commento:

  1. e' piacevole vedere che ci sono ancora giovani che hanno la " vera voglia di cambiare, in senso positivo il mondo ". hai centrato l'argomento, ognuno di noi , ha il diritto /dovere di cambiare tutti quegli atteggiamenti se non proprio negativi, sicuramenti non positivi che mettiamo in atto nel quotidiano. se ci diamo una mano, se non pensiamo in maniera miope e se non consideriamo il nostro " mondo " come un supermercato a basso costo, dove prendere a mani piene, forse potremmo vedere quella luce alla fine del tunnel, che il mistico " Monti" ha gia'( sotto l'effetto di non so che )intravisto.
    coraggio, l'unione fa la forza.!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina