martedì 26 febbraio 2013

Punk


Cari lettori,

è da un po' che ho messo il blog in pausa.

Inizialmente perchè eccessivamente preso da alcuni impegni lavorativi e personali per trovare la serenità e il momento giusto per scrivere, e successivamente perchè vedevo il mio entusiasmo lentamente ma inesorabilmente scemare con l'avvinarsi della scadenza del governo in carica, con l'inizio della campagna elettorale, con alcune vicende personali che confermavano la situazione di immobilismo più assoluto del paese, per poi definitivamente sopirsi oggi, dopo che i risultati elettorali hanno definitivamente affossato le mie personalissime speranze ed illusori ideali di cambiamento e modernità che avevo affidato a chi ha salvato capra e cavoli prendendo più o meno un anno fa il timone della nave impazzita , ma che non ha avuto la possibilità di superare il 10% a questa tornata, per i soliti noti o i presunti imbonitori della piazza. Scusate la farraginosità del periodo.

Non ho voglia di scrivere e di continuare questa personalissima avventura bloggettara, almeno per il momento. Attendo tempi più maturi o qualche improbabile stravolgimento in chiave moderna, europeista, riformista, meritocratica, welfariana, per poter riprendere le fila di un discorso che al momento non avrebbe alcuna platea, sarebbe come un predicare nel deserto, perchè quello che il Paese ha detto con questo voto è: non ho voglia di cambiare (senza scomodare il Gattopardo).

Non vi dirò "London Calling", ma vi lascio nell'attesa di vedere come si evolverà il Punk italico.

Un abbraccio virtuale a tutti.

g

domenica 9 dicembre 2012

Turista nella mia città


“Roma è la città in cui voglio vivere e morire”. Queste le mie parole quando la gente mi chiede perché non mi trasferisco in cerca di maggiori opportunità, o quando notano il degrado in cui alcune zone sono cadute. No, ragazzi, io non vado da nessuna parte. Certo, il mio amore è legato alla mia infanzia, quando vivevo in una zona che, a nominarla oggi, vengono i brividi: Torpignattara. Ricordo il rumore del trenino che passava sulla Casilina, perfettamente percepibile da casa mia che era lì a pochi metri. Nel corso degli anni “sono stata in esilio”, come dice mio padre, ma ora abito di nuovo a Roma, in un altro quartiere e ne sono felicissima
 

venerdì 23 novembre 2012

Flash - Il Venerdì

Post veloce veloce per porre un quesito: avete notato che il venerdì, rispetto a qualche tempo fa, ci sono molte meno persone in giro? Molto meno traffico? Locali a pranzo che lunedì-giovedì registrano un tot di clienti, il venerdì sono quasi vuoti? Dove sono tutti?

g

lunedì 12 novembre 2012

La responsabilità storica di ognuno di noi

Tutto è nato da un appellativo, “choosy” affibbiato da un ministro ad una generazione. Il ministro è la Fornero, la generazione quella mia, nostra dei nati post ’75 e ante ’90.
O giù di lì. Che appartenere ad una generazione è questione sia di date che di cuore. Né solo delle une né solo dell’altro.

Start-up-oosy e collaborative consumption

Recentemente, si è scatenato un grossissimo dibattito, soprattutto sul web, intorno ad una nota dichiarazione che ha avuto ad oggetto il termine "choosy".

Questo post non entra nel merito del dibattito, ma ho voluto prendere spunto da questo tema per sviscerare un paio di concetti che sintetizzeranno l'idea di fondo che permeerà i nostri interventi e la filosofia di fondo di questo blog. Questo sarà (spero) anche l'ultimo dei miei interventi "generalisti", dal prossimo entreremo nello specifico sui problemi e sulle soluzioni possibili per la nostra Roma.

mercoledì 7 novembre 2012

Pro domo sua...

è un celebre discorso ciceroniano che si traduce “per la propria casa” e può considerarsi l’antenato dell’acronimo inglese che usiamo oggi, appunto Nimby.

Anche io voglio subito giustificarmi, uso il latino soltanto per un fine pratico: per dimostrare che parte da lontano questa negligente  diffidenza a considerare il “bene pubblico” come bene collettivo a disposizione di tutti e messo lì perché ne usufruisca io e perché io lo conservi e lo protegga facendo in modo che ne usufruiscano i miei figli e i figli dei miei figli.  Linguaggio un po’ troppo biblico il mio, eh ragazzi! Però, in realtà, se ci pensate, è così.

martedì 6 novembre 2012

YIMBY

"Ecco adesso inizia coi termini anglofoni, che rabbia..."

Purtroppo sì, lo ammetto. Il titolo del post parte dal termine inglese NIMBY, che anzi più che termine è l'acronimo delle parole "Not in my back yard", ovvero, traducendo volgarmente, "Non nel giardino di casa mia".

Vi viene in mente qualcosa? Spesso si legge o si sente questo termine con riferimento alla mentalità di chi, al problema x, risponde sostanzialmente "non è un mio problema" o "fai come ti pare ma da un'altra parte". Il termine, per fare un esempio pratico, si riscontra in quei casi di realizzazione di iniziative malviste dalla collettività, magari a due metri da casa propria (l'autostrada, la pala eolica, l'inceneritore, la discarica, la centrale nucleare).